Intervista a Stefania Limiti
giornalista e autrice de "Doppio livello"
Ombre sul nostro passato
Ancora
oggi non sappiamo la verità di
molti fatti drammatici avvenuti
nel nostro paese e, soprattutto,
sono rimasti impuniti i
responsabili e questo non ha
dato la possibilità di dare
delle risposte al sacrificio
delle vittime, ai loro
famigliari. Questo è un tema che
tormenta la nostra coscienza
collettiva.Io credo che non sia
stato possibile trovare queste
verità perché qualcuno ha
lavorato e organizzato la
destabilizzazione affinché sia
impossibile ricostruire la
verità e le agenzie e le menti
molto raffinate che hanno
architettato gli episodi più
drammatici della nostra Storia
hanno fatto depistaggi,
intossicazioni, inquinamenti
delle prove, che la scena del
crimine venisse scomposta ogni
volta e questo ha impedito la
ricostruzione dei fatti e di
capire agli investigatori chi
fossero i mandanti di queste
stragi.
Noi pensavamo che l’episodio di
Portella della Ginestra fosse
solo un episodio del ‘47,
dobbiamo metterci nell’ordine di
idee che invece quel tragico
episodio in cui gli uomini del
bandito Giuliano uccisero i
manifestanti che si trovavano a
Piana degli Albanesi per
celebrare il Primo Maggio, è il
calco con cui è stato realizzato
il “doppio livello” e la
destabilizzazione. Perché quel
giorno, oggi sappiamo con
certezza che non c’erano
solamente gli uomini del bandito
Giuliano a sparare agli uomini e
donne e bambini che
manifestavano e ricordavano il
Primo Maggio, quel giorno
c’erano anche gli agenti della
Xª MAS, che prendevano ordini di
un uomo degli americani, James
Angleton. Non abbiamo saputo per
tanto tempo che dietro a quella
strage c’erano anche i fascisti
di allora e i nuovi padroni
dell’Italia. Portella delle
Ginestre è il calco del doppio
livello e della
destabilizzazione, dobbiamo
iniziare a pensare che quello
che è avvenuto a Portella delle
Ginestre è avvenuto anche a
Capaci nel 92.
Che cosa è attendibile? È molto
difficile rispondere a questa
domanda, io credo che è
attendibile tutto ciò che viene
ricostruito sulla base dei
fatti, sia in sede
giornalistica, in sede
investigativa, storica, tutto
ciò che nasce dai fatti e che è
utile a ricostruire non una
verità che si vuole, ma la
verità, dunque tutto ciò che
trova legittimazione in se e che
non è al servizio di nessuna
verità precostituita.
E non ci sono testimoni che
vogliono darci la loro verità,
non ci sono cassetti che non
siano già stati svuotati, in cui
possiamo illuderci di trovare
dossier, i nomi degli assassini
e dei loro mandanti, quindi in
realtà la verità dobbiamo
conquistarcela. Ricostruire il
puzzle della nostra storia
attraverso singoli pezzi che
qualcuno ha voluto
scientificamente scomporre.
Noi dobbiamo ricomporli per
ridefinire il quadro e capire
chi ha voluto rendere il nostro
Paese così fragile.
Nella mia inchiesta raccolta nel
libro “Doppio Livello”, un
capitolo è dedicato alla Rete
Atlantica. La Rete Atlantica è
composta da agenti informatori
al servizio di organismi
atlantici, è stata operativa in
Italia alla fine degli anni ‘60
per tutti gli anni ‘70 e
sicuramente per una parte degli
anni ‘80.
Questi uomini avevano come
riferimento le basi Usa del Nord
Est e il loro ruolo era di
controllare, spiare, manipolare,
i gruppi neofascisti, che come è
noto, in quelli anni sono stati
particolarmente e tragicamente
attivi e sono stati i
protagonisti manuali della
strategia della tensione di
quella fase.
Gli uomini della Rete Atlantica
sapevano tutto quello che i
gruppi fascisti facevano, li
spingevano, li controllavano e
non li hanno mai fermati, non
gli hanno mai impedito di fare i
loro affari.
E l’esistenza di una rete di
agenti atlantici non è una
deduzione di qualcuno, ma è
provata da importanti inchieste
e in particolare mi riferisco a
quella del giudice Salvini su
Piazza Fontana e di quella del
giudice Carlo Mastelloni.
Inchieste in cui si prova, si
documenta l’esistenza di questa
rete, i contatti di questi
uomini, i loro rapporti con i
neo fascisti e tutto ciò che
hanno fatto.
Per fare un esempio. Marcello
Soffiati, uno degli uomini più
importanti della rete atlantica
pagava la latitanza dell’ordinovista
Giovanni Ventura. Gli uomini
della rete atlantica
addestravano, insegnavano i modi
per camuffare le operazioni e
attentati per dare la
responsabilità alla sinistra
delle azioni terroristiche e
dunque il ruolo di questa rete
dimostra indubbiamente che cosa
significa il doppio livello
della destabilizzazione.
La rete Atlantica
L’esistenza della Rete Atlantica
va collocata e compresa nello
scenario internazionale del
dopoguerra, quando l’Italia si è
trovata a essere un Paese
controllato, geograficamente
collocato in una posizione molto
delicata, e è stato un paese a
cui è stata impedita una propria
sovranità, una propria via
nazionale, di ricostruzione
delle proprie scelte in politica
estera, delle proprie scelte
nelle strategie di sviluppo e
questo perché tutto era stato
impostato. Le istituzioni erano
state infiltrate e tutto è stato
fatto in modo che l’Italia
potesse essere impermeabile a
qualsiasi penetrazione delle
forze comuniste e progressiste.
I frutti di quella politica sono
molto lunghi nel tempo e
probabilmente li stiamo ancora
pagando oggi.In teoria le basi
militari servono per un sistema
di difesa integrato, nella
realtà sappiamo che si tratta di
una questione per noi nazionale
all’ordine del giorno da sempre,
perché riguarda la sovranità
territoriale e riguarda
l’impatto che queste strutture
hanno nei territori in cui
risiedono.
Esistono più o meno circa 10
basi americane o Nato più
importanti, ma poi esistono una
miriade di zone in cui sorgono
stazione radar o depositi di
armi e di materiale militare.
La commissione difesa della
Camera della quindicesima
legislatura fece una inchiesta
molto interessante che non va
assolutamente dimenticata,
svolta in modo molto
dettagliato, quindi resta una
base per avere una idea
dell’impatto di queste strutture
sul nostro territorio.
Il fatto che siano all’ordine
del giorno della politica
italiana lo dimostra il recente
dibattito sul sistema MUOS
satellitare che il governatore
della regione siciliana Crocetta
ha per il momento impedito di
installare a Niscemi, e c’è un
aspetto molto importante di
questa vicenda, che per ora
segna un punto a favore delle
popolazioni che giustamente
hanno fatto sentire la loro
voce, e cioè che questa
struttura satellitare molto
imponente doveva, era prevista
inizialmente nell’area di
Sigonella.
Uno studio fatto da organismi
americani ha dimostrato che
l’impatto elettromagnetico del
sistema satellitare era così
grande che avrebbe messo a
rischio le bombe contenute della
base di Sigonella, che potevano
brillare e sulla base di questo
è stata poi presa la decisione
di spostare l’installazione, per
il momento bloccata, ripeto, a
Niscemi.
Pensate che cosa questo
significa, ma soprattutto quello
studio non è disponibile alle
nostre autorità, probabilmente
in questo studio ci sono dei
dati molto più importanti, anche
sui rischi, naturalmente, nella
struttura, ma noi non li
conosciamo. Questo la dice lunga
sulla attualità del dossier
delle basi in Italia, sul ruolo
delle popolazioni, sull’impatto
che queste strutture hanno e
dimostra che è una questione mai
chiusa.
Tornando a parlare delle stragi
e del doppio livello, chi sono
gli uomini che hanno fatto le
stragi accanto alla mafia? Noi
non conosciamo il loro volto,
però credo che si tratti di
uomini e agenzie che hanno
lavorato affinché l’Italia fosse
un Paese fragile, per spezzare
le ossa al nostro Paese e
renderlo ingovernabile. L’altra
cosa importante è che non è più
possibile dire che gli uomini
della mafia erano soli, e questo
è un fatto importante. Mentre
molti hanno negato nel tempo la
presenza di strutture occulte,
di uomini a volto coperto, ma
non appartenenti alla mafia,
oggi questo non si può più dire,
perché gli elementi raccolti
dagli investigatori, le
riflessioni fatte da molti
magistrati, le tante sentenze
che seppure non hanno portato a
svelare i nomi del volto coperto
hanno pero con certezza
affermato che la loro esistenza
viene in qualche modo resa
assolutamente credibile da molti
elementi raccolti. Non si può
più dire che gli uomini di Cosa
Nostra erano soli, credo che
rispetto a prima questo è il
passo avanti che è stato fatto e
non è un passo avanti
indifferente, perché nessuno può
dire noi non sapevamo, noi non
avevamo.
L’Italia è un Paese che non è
riuscito a ricostruire la
propria memoria e questo
significa che è costretto a
guardarsi sempre indietro, a
guardare al proprio passato, a
riconsiderarlo, a ristudiarlo, e
quindi non siamo liberi per
guardare il nostro futuro.
Dobbiamo ricostruire questa
nostra memoria, capire che cosa
è successo, che ha voluto la
strategia della tensione.
Dobbiamo farlo non solo per
onorare le vittime delle stragi,
ma per capire chi ha voluto che
il nostro Paese fosse così
ingovernabile, così fragile, non
in grado di esprimere una
propria sovranità.
Però la verità dobbiamo
conquistarcela, è un lavoro di
ricomposizione che va fatto in
ogni sede possibile, perché la
ricostruzione della memoria
politica del nostro passato è la
premessa fondamentale per il
nostro futuro.
Se quello che avete sentito vi
interessa, se vi piace, Passate
parola!
Webmaster: Carlo Anibaldi