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Articolo suggerito da Maria Longo



 

 STORIA DI ROMA E DEL CINEMA NEGLI ANNI ‘50

 


Al  nono chilometro della Tuscolana, caratterizzato dalle linee architettoniche del  ventennio fascista c’è un luogo chiamato Cinecittà, che racchiude ancora i tanti retroscena di un cinema il cui incanto non era fatto col computer, ma con chiodi e cartapesta  scaricati dai più umili lavoratori del set, in prevalenza operai e comparse.

  Gli stabilimenti romani di Cinecittà sono stati un’invenzione del fascismo, proprio negli anni in cui il cinema stava diventando importante da un punto di vista politico, oltre che produttivo e di creatività e rappresentò giustamente la scossa che serviva.

  Si può dire che tra Roma e il cinematografo ci sia stato subito un feeling ed un influenza reciproca. Roma ha infatti potenziato la capacità del cinema di farsi portatrice della realtà dei tempi , sviluppando umori o bisogni  che poi inevitabilmente furono elevati a caratteristiche nazionali. Nacquero infatti film in costume, film di guerra in tempo di guerra e film fascisti in epoca fascista. Ci sono, infatti, molti grandi esempi di film dell’epoca in cui Cinecittà racconta se stessa. Vale per tutti ‘Bellissima’ di Luchino Visconti del 1951, che rispecchia le seduzioni dello spettacolo per schiere di ragazze e di madri, che avrebbero sacrificato ogni dignità pur di ottenere anche una minima partecipazione al sogno della magia cinematografica.

   Le illusioni italiane dell’epoca furono, poi, raddoppiate dagli americani che scelsero Cinecittà per le loro faraoniche produzioni,dedicate soprattutto all’antica Roma. Erano, infatti, proprio questi i film che, del resto, avevano accompagnato la nascita stessa del cinema. Così Messalina, Nerone, Giulio Cesare, Catilina, Marco Antonio e tanti altri entrarono teatralmente con le loro storie straripanti per  affollare i numerosi corridoi della cittadella di Cinecittà.

Al  tripudio del cinema degli  anni ’50 appartiene il grande Federico Fellini, che dà lustro e avventura alla grandiosa Fontana di Trevi, che già figurava in un catalogo dei fratelli Lumière  nel 1898,  e nell’indimenticabile ‘Dolce Vita’ la statuaria Anita Ekberg, che sorge dalle acque, richiama l’immagine di  una Venere in carne e ossa.

 

 

Tra Roma, Cinecittà e il cinema gli intrecci e la complicità sono stati sempre straordinari, poiché mancando in quel tempo altre industrie, eccetto l’edilizia, gli indolenti e sornioni romani erano nati per incontrarsi e piacersi con il mondo magico della fantasia, tanto che quasi tutti i quartieri e le borgate divennero tanti improvvisati set cinematografici. Vennero girati, poi, una quantità smisurata di film spaghetti-western con attori italiani, che, per spirito emulativo, si ribattezzarono con nomi americanizzanti , al limite della comicità…ma Roma viveva in pieno questa nuova stagione e la seguiva  con gustosa avidità.

Arrivato il declino della cinematografia, gli studi di Cinecittà restano in piedi divenendo un centro produttivo molto importante, nonostante il rammarico dei cambiamenti, che pure hanno costruito e riscoperto la sua identità. Lo stesso Fellini ha raccontato con il suo film ‘Roma’ la visione fantastica dello spettacolo che da sempre si svolge nelle strade della Capitale. E nel film traspare alla perfezione il suo languido e passionale rapporto d’amore con una città dove tutto eternamente si mescola.. si mescolano i magnifici giardini con gli orribili caseggiati…le splendide fontane  con in grandi spazi disabitati…le piccole e misere botteghe spesso a ridosso di altere dimore di principi …ed è qui lo stupore infinito  per  una città unica e struggente.

Un quarto di secolo separa Il Rossellini di ‘Roma Città Aperta’ dal Fellini della ‘Dolce Vita e sono chiare due visioni diverse …l’atmosfera dell’occupazione fascista contro il falso benessere  del dopoguerra ,con  quelle indimenticabili scene accuratamente ricostruite in teatro: due modi di raccontare lo stesso scenario di Roma nella teatralità della sua vita

 

Oggi, dopo anni di gloriosa e irripetibile realtà, si è arrivati alla nascita del movimento ‘Save Cinecittà’ per esprimere la contrarietà al piano di ridimensionamento annunciato da Cinecittà Studios Spa e Cinecittà Digital Factory, e con l’intento di contrastare il rischio che il Teatro dei Sogni possa scomparire sotto una coltre di cemento di 4.000.000 mc, composta da Hotel, centri commerciali, ristoranti, health center e 6.000 posti auto. E il grave silenzio della politica e della cultura del nostro Paese ci porta inevitabilmente a rivivere gli strani destini di tante magnifiche realtà italiane finite in un imperdonabile declino.

 

 

 

 

 

 


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