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IL PRIMATO DELLA POLITICA IN DUE BATTUTE

di Carlo Anibaldi




 

Questa foto rappresenta l'inaugurazione del 'Palazzaccio', oggi Corte di Cassazione, nel 1911. Quel marciapiede lo percorro almeno tre volte al giorno e alcune riflessioni vengono spontanee anche senza andarle a cercare. Tutta quella gente cui è stato colto un attimo delle loro vite, sono sicuramente polvere oramai, le pietre sono intatte. Facile allora fare parallelismi e trarre qualche lume. Molte di quelle persone hanno sotto al braccio o in tasca un giornale che rendiconta sulla Guerra di Libia, voluta dalla Banca di Roma e dagli imprenditori con interessi nella colonia e osteggiata dai socialisti di Nenni e Benito Mussolini entrambi impegnati nella battaglia antimilitarista contro le mire colonialiste di Giolitti, a sua volta appoggiato dal Corriere della Sera e dall'autorevole voce di Gabriele D'Annunzio. Per non parlare dei Futuristi di Marinetti, che da poco più di un anno avevano lanciato il loro Manifesto dove non si fa mistero del fatto che entrare in guerra contro altre potenze coloniali, quali la Germania, avrebbe salvato l'Italia dalla melma e dal marciume tipico del tempo di Pace, a loro dire. Gli intellettuali discutevano di questi aspetti e la classe operaia cercava nelle nuove idee socialiste un affrancamento dal potere assoluto della finanza che, non senza grossi scandali, teneva il timone sui destini di tutti. Erano tempi di imponenti scioperi e anche disordini. Sappiamo come tutti questi fermenti andarono a finire di lì a pochi anni: una guerra mondiale sanguinosa ma vinta  e l'affermarsi delle idee del fascismo, sostenuto da intellettuali ed imprenditori nel panico per il crescere della protesta popolare nel duro dopoguerra, visto anche come in Russia, nel '18, risolsero drasticamente queste questioni di iniquità sociale in tempi di fame vera al termine della Grande Guerra.

A guardare i volti in questa foto qua sopra nulla farebbe pensare che il preoccuparsi della 'politica' quotidiana avesse maggior senso che occuparsi della quotidianità propria, ma ora sappiamo bene quanto si sbagliassero in queste valutazioni, in quanto la 'politica' è sempre legata indissolubilmente ai destini personali, anche se la cosa ci appare insensata intanto che prepariamo un esame, un concorso, un matrimonio o apriamo una attività commerciale o cerchiamo lavoro.

Se la politica non la facciamo noi in prima persona, la farà qualcun'altro per noi e raramente accade che questi delegati a "chiacchierare" di cose di politica abbiano in gran conto il destino dei singoli. Più facile che veniamo considerati 'massa' e come tale sospinta verso interessi che alla fine ci sono estranei.

Un esempio per tutti. Il popolo minuto ad esempio inglese o francese o statunitense, che vantaggio ha avuto rispetto al popolo minuto nostro nel fatto di aver avuto maggior fortune dell'Italia nell'impegno colonialistico del secolo scorso? Nulla, niente...un metalmeccanico o un'insegnante, o un medico inglese o francese non ha nulla di meno da preoccuparsi di un pari italiano, salvo che le loro banche e i loro milionari sono più felici e numerosi dei nostri. Dunque non occuparsi di 'politica' è come non preoccuparsi di chi frequenta tua figlia adolescente, uguale...e cioè demenziale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Webmaster: Carlo Anibaldi