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Articolo suggerito da Rosa Gimmelli

 

 

 

 

Pochi consultori, obiettori in aumento e scarsa distribuzione della Ru486

 

 


Sono questi alcuni degli elementi che emergono dalla "Relazione sulla attuazione della legge 194/78", rilasciata in ottobre 2012 dal ministero della Salute. Il quadro che affiora dalle 40 pagine di testo, grafici e tabelle allegate è quello di un Paese diviso, dove l’erogazione di servizi in materia di maternità e interruzione volontaria di gravidanza varia – e di molto – di regione in regione

 

       

 

Consultori pubblici che scarseggiano nel Nord-Ovest. Ginecologi obiettori di coscienza in aumento dal 58% al 69.3% in cinque anni, e con punte del 80-85% nelle regioni del Sud. Centro-Italia pressoché sfornito di presidi che somministrano la pillola RU486 alle donne che ne fanno richiesta. Sono questi alcuni degli elementi che emergono dalla “Relazione sulla attuazione della legge 194/78″, rilasciata in ottobre 2012 dal ministero della Salute.

Il quadro che affiora dalle 40 pagine di testo, grafici e tabelle allegate è quello di un Paese diviso, dove l’erogazione di servizi in materia di maternità e interruzione volontaria di gravidanza varia – e di molto – di regione in regione.

Ilfattoquotidiano.it ha messo a fuoco tre aspetti decisivi per valutare lo stato di avanzamento (o arretratezza) delle regioni italiane in materia di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg): (1) percentuale di medici obiettori di coscienza, (2) disponibilità di aborto farmacologico attraverso l’uso della pillola RU486 e (3) distribuzione di consultori pubblici sul territorio. Se infatti spetta alle regioni «il controllo e la garanzia dell’attuazione delle procedure relative all’Ivg» (Art. 9 L. 194). Il risultato dell’inchiesta fa emergere il ritratto di un Paese eterogeneo, con servizi distribuiti a macchia di leopardo a livello regionale e visibili differenze tra Nord, Centro e Sud.

1. OBIETTORI DI COSCIENZA — Dal contrasto dei colori della prima mappa si evince come nel Meridione si concentrino le regioni con la più alta percentuale di ginecologi obiettori di coscienza. Punte di maggioranza assoluta si registrano in Basilicata (85,2%), Campania (83,9%), Molise (85,7%), e Sicilia (80,6%). Mentre al Nord a distinguersi sono la provincia di Bolzano, con l’81.3%, e il Veneto (76.7%). In tutta la penisola, tuttavia, la percentuale non scende mai al di sotto del 50%, tranne per la Valle d’Aosta (16,7%). Simile situazione tra gli anestesisti obiettori, con Sicilia, Campania, Molise e Calabria in cima alla classifica – tutte tra il 70% e l’80% – e personale non medico, con Molise, Calabria e Sicilia sopra il 75%. Facendo clic sulle regioni si possono consultare le percentuali di obiettori nelle varie categorie.

 

2. PILLOLA RU486 — Nonostante tra le donne in Italia che intendono praticare un’Ivg siano sempre di più quelle che scelgono la pillola (dagli 857 casi del 2009 si è passati ai circa 7000 del 2011 – vedi grafico b), la disponibilità di quest’ultima cambia, e di molto, tra Nord, Centro e Sud. Tra le regioni con meno disponibilità troviamo Marche, Campania, Lazio, Abruzzo, Sardegna e Sicilia – con meno di 0.03 presidi per 10mila donne tra 15-49 anni. Caso particolare sono le Marche, che compaiono in fondo alla classifica con zero strutture disponibili. Maggiore disponibilità si rileva nelle regioni del Nord, con Liguria, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta in testa.

 

3. CONSULTORI PUBBLICI — Il documento ministeriale definisce i consultori famigliari come centri “per la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere o prevenire la gravidanza consigliando metodi e farmaci adatti a ciascun caso”. Tuttavia, la distribuzione territoriale di questi desta alcuni dubbi. In questo caso è il Nord Ovest a guadagnarsi la maglia nera con Lombardia, Trentino Alto-Adige e Friuli che contano meno di un consultorio pubblico per 10mila donne tra i 15-49 anni. Stesso scenario si verifica in Molise. E se nel Centro-Sud e Isole i consultori privati quasi non esistono, in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia lo sono quasi un quarto del totale (56 su 209 e 6 su 22, rispettivamente) – mentre in Alto-Adige lo sono la totalità (14 su 14).

 

 

da IlFattoQuotidiano del 17 Dicembre 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

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