E' pur
vero che buoni
e
cattivi
sono categorie
della mente,
piuttosto che un reale distinguo
fra opposti che si fronteggiano
all'interno di una società e fra
società, ma ciò premesso, appare
importante mettere qualche
pietra per contribuire a
togliere di mezzo quel che resta
di un pregiudizio: l'Italia è un
Paese 'buono', fatto per lo più
di gente con buone intenzioni e
opere.
Come
spesso capita, è il punto di
vista
che fa la differenza. Si può
infatti considerare l'Impero
Romano come un formidabile
evento storico che ha creato le
premesse di una rapida
civilizzazione del continente
europeo, introducendo i pilastri
fondanti del mondo moderno:
il
diritto, le comunicazioni, il
commercio, la politica.
Le popolazioni italiche di quel
tempo sono state il seme di
forme straordinariamente
intelligenti di organizzazione
della società. Questo è il punto
di vista prevalente, ma non il
solo. Infatti questo popolo di
condottieri ha assoggettato,
distrutto, amalgamato, ucciso
tutto quanto nel mondo
conosciuto di allora stava
germogliando, aprendo la strada
ad un lungo, oscuro e sanguinoso
medio evo della storia di enormi
popolazioni. Questo è un altro
punto di vista, non prevalente,
ma radicato. Del resto nessuno
può dire nulla di certo su ciò
che sarebbe stato il mondo
senza l'Impero Romano
e dunque nulla impedisce a molti
di farsi la convinzione che oggi
avremmo un mondo migliore se
circa 2500 anni fa Enea avesse
toccato terra in Bretagna
anziché nel Lazio.
Mi rendo
conto che non è procedendo in
questa maniera che si pondera la
Storia, ma questo non è un
ragionamento storico, che in
questo contesto non ci
tornerebbe utile, ma una
disanima
fantasociale
che per paradossi ci consenta di
smontare un fantasioso quanto
radicato teorema, il
cosiddetto buonismo
italico,
che di storico infatti non ha
nulla, come ben sanno gli
storici, appunto.
La Chiesa
di Cristo, nata in terre lontane
nel bel mezzo dell'Impero
Romano, quando giunge a Roma
perde per lunghi secoli il
Messaggio, perde la misura, la
tolleranza, la fraternità, la
carità. Non sono pochi coloro
che pensano seriamente che la
grandezza del Cristianesimo sia
più nel Messaggio
di Cristo
che nei grandi numeri acquisiti
dopo la conversione di
Costantino e la successiva
enorme diffusione nel Sacro
Romano Impero, dopo le Crociate
e più tardi ancora nelle terre
d'oltremare. La Storia del
Cristianesimo appare fatta di
molti grandi numeri
e, in proporzione, di pochi
grandi uomini.
Anche in questo caso sono molti
a chiedersi come sarebbe la
Chiesa di Cristo se Pietro
l'avesse fondata a Norimberga
anziché a Roma, ma sappiamo che
nel mondo di allora non avrebbe
avuto alcun senso fondarla in un
posto che non fosse Roma.
La
dissoluzione dell'Impero Romano
lascia sul terreno il meglio e
il peggio di sé. Le fondamenta
del Diritto insieme a strade,
porti e mercati. Lascia anche
corruzione e clientelismo in
spaventosa diffusione. Martin
Lutero
non fece solo una riforma
religiosa, ma una vera
ribellione socio-culturale
a quella che oggi verrebbe
definita "Roma ladrona", un
cataclisma delle coscienze
di cui, ancora oggi, si avverte
la distanza profonda presa nei
confronti di un certo modo
"romano" di intendere la società
civile, una ventata
chiarificatrice circa i diritti
e i doveri inderogabili dei
cittadini e la lotta alla
corruzione e al clientelismo
senza ipocrisie. Se da una parte
è verità storica che il popolo
ebreo ha ucciso Cristo, è anche
vero che i Cattolici di Roma
cercano riscatto per averlo per
secoli ucciso ogni giorno
attraverso il
relativismo etico
di cui si son fatti portatori.
La
nascita e la successiva
esportazione della mentalità
"mafiosa"
prende origine in quei secoli,
quando il relativismo etico di
una dottrina finisce per
permeare il tessuto sociale e
contaminarne gli strati più
indifesi, ignoranti e poveri,
paventando una possibile via di
riscatto dalle ingiustizie
secolari patite. Se ti penti di
fronte a Dio attraverso il tuo
confessore, sei comunque un buon
cristiano e le porte del
Paradiso non saranno per te
sbarrate, anche se hai rubato,
tradito, malversato e perfino
ucciso. Questo è il Relativismo
che oggi la Chiesa di Roma
sconfessa, ma che è stato per
secoli il pane "etico" e
companatico "spirituale" di
intere moltitudini.
Non a
caso il Fascismo, inteso
come via sociale
all'affermazione dell'Io,
al culto della personalità e
alla negazione della molle
Democrazia, è nato in Italia e
coltivava idealmente nostalgie,
singolarmente divenute
"politica", nei confronti di
Legioni, Imperi, Dux, populismo,
disprezzo del debole (ricordate
la Rupe Tarpea?) e Fasci
Littori. Gli italiani hanno
insomma mostrato di avere serie
difficoltà a rinnegare
la propria Madre,
quella Roma Imperiale che ha
dominato il mondo. Non fu
Mussolini a scimmiottare il
Nazismo o il Franchismo, semmai
il contrario, fatta salva la
superiorità in mezzi, armamenti
ed efficienza che ha messo
Hitler e non Mussolini sul
piedistallo del peggior
leader del Millennio.
Dal
dopoguerra ad oggi questo nostro
popolo non ha visto reale
pacificazione. Ora come allora
siamo divisi in modo netto,
incivile. Abbiamo avuto Anni di
Piombo di incredibile ferocia.
Il fenomeno appare solo sopito
per questioni contingenti, non
certo per progressi
nell'evoluzione delle coscienze.
Per
concludere, il cosiddetto
buonismo italico (vedi
articolo di approfondimento)
appare pura ipocrisia, di cui
non gli storici, ma i nostri
politici del dopoguerra e anche
successivi, sono, per diverse
ragioni, complici. Con
altrettanta esagerazione, ma con
qualche fondamento, qualcuno
potrebbe perfino arrivare ad
affermare che siamo un popolo
fra i meno "buoni" di questo
mondo.