Raro filmato
di Parigi nel 1900 in occasione
della esposizione Universale. Siamo
in piena Belle Epoque,
La BELLE EPOQUE è
una breve stagione di nemmeno 40
anni che dalla fine dell'800 termina
negli orrori degli anni della Prima
Guerra Mondiale. Questa Epoca Bella
deve l'universalità della
denominazione in lingua francese al
fatto indiscusso che Parigi ne fu la
capitale e fucina incessante di
tendenze che contagiarono, dove più,
dove meno, l'intera Europa.
L'Inghilterra vittoriana e
francofoba subì meno di altre
Nazioni la ventata euforizzante
d'oltre Manica. Questa visione del
mondo e della vita sopra le righe
nasce dal sentire diffuso che si
stava finalmente cavalcando la tigre
delle profonde trasformazioni che
segnarono tutto l'800, prima fra
tutte la Rivoluzione Industriale,
beneficiando ampiamente dei suoi
frutti in molti ambiti vitali, quali
il commercio, i trasporti, le
comunicazioni, l'edilizia. Dunque la
maggior circolazione di danaro e
l'ottimismo sono gli ingredienti
base della Belle Epoque. Del
resto la vita appariva in quel tempo
davvero più facile e sorridente come
mai prima di allora: i padri e i
nonni di questa generazione di fine
secolo si spostavano in carrozza o a
cavallo su strade polverose e
insicure, comunicavano con lettere
che impiegavano settimane a giungere
a destinazione, le merci arrivavano
in porto dopo mesi di navigazione
attraverso gli oceani e venivano poi
caricate su mezzi trainati da
cavalli, muli, vacche, il lavoro
nelle manifatture era spesso
disumano perchè si giovava quasi
esclusivamente della forza delle
braccia. Nell'arco di pochi decenni
tutto questo diventò antico, grazie
alla diffusione di efficienti
macchine a vapore per treni e navi,
all'elettrificazione di molte linee
ferroviarie, alla comunicazione in
tempo reale attraverso onde radio e
poi telefoniche, all'invenzione del
motore a scoppio che soppianta dopo
millenni il traino animale , alla
straordinaria invenzione dei
fratelli Lumière e agli albori
dell'aereonautica. Possiamo
immaginare l'emozione nel vedere le
città illuminarsi ogni sera di mille
e mille lampadine dopo secoli di
buio rischiarato da torce e pochi
lumi a gas. Ce n'è davvero
abbastanza per ubriacare un'intera
generazione.
La centralità di Parigi negli anni
della Belle Epoque è in buona parte
dovuta alle grandiose "vetrine"
delle Esposizioni Universali che vi
si tennero nel 1889 per celebrare il
centenario della Rivoluzione (in
quell'occasione fu inaugurata la
Tour Eiffel) e nel 1900. La vivacità
parigina di questo periodo diede
vita a fenomeni artistici
assolutamente innovativi quali
l'Impressionismo, il Futurismo (il
manifesto dell'italiano Marinetti fu
pubblicato sul Figaro nel 1909), il
Cubismo e altri.
In Italia, questi anni a cavallo di
due secoli sono quelli che vedono
anche lo scoppio delle
contraddizioni della giovane
Nazione: la povertà dilagante,
soprattutto nel meridione, spinge
almeno 500 mila emigranti ogni anno
verso le americhe; il lungo periodo
di pace e stabilità politica (Età
Giolittiana) non ha rafforzato gli
ideali democratici, al contrario si
moltiplicano i movimenti
antidemocratici, la corruzione e la
noia, tanto che qualcuno ebbe a dire
che "la pace corrompe lo spirito".
La cultura europea del primo
Novecento è impregnata di
catastrofismo e senso della morte
come sacrificio estremo, come
riscatto. Tanta parte dell'arte e
della letteratura europea di questo
periodo porta i segni di una
catastrofe in divenire. Non è un
caso che proprio in questo periodo
nasce il Movimento Futurista di
Tommaso Marinetti, esploso nel 1909
con il Manifesto pubblicato su Le
Figaro. Il Futurismo è una sorta di
ribellione permanente contro la
tradizione e i valori del passato;
il movimento esalta la guerra come
unico mezzo di "igiene" del mondo.
E' anticlericale, antipacifista,
contro la democrazia parlamentare,
per l'abolizione delle scuole e il
libero amore, ma soprattutto opera
una profonda trasformazione del
concetto di Libertà, che vuole
sottomesso a quello di "Italia",
bene supremo da "liberare" dal
parlamentarismo e dalla
"degenerazione giolittiana" che
volle estendere il suffragio a tutto
il sesso maschile, indipendentemente
dalla classe sociale. L'idea di
Giolitti era infatti quella di non
escludere dai processi decisionali
la maggioranza della Nazione,
costituita da operai e contadini.
Bisogna dire che non fu solo
lungimiranza politica, ma un mezzo
tout court per vincere le elezioni
politiche del 1900.....