Fu definita guerra fredda la
contrapposizione che venne a
crearsi alla fine della seconda
guerra mondiale tra due blocchi
internazionali, generalmente
categorizzati come Occidente
(gli Stati Uniti d'America, gli
alleati della NATO e i Paesi
amici) e Oriente, o più spesso
blocco comunista (l'Unione
Sovietica, gli alleati del Patto
di Varsavia e i Paesi amici).
Tale tensione, durata circa
mezzo secolo, pur non
concretizzandosi mai in un
conflitto militare diretto (la
disponibilità di armi nucleari
per entrambe le parti avrebbe
potuto inesorabilmente
distruggere l'intero pianeta),
si sviluppò nel corso degli anni
incentrandosi sulla competizione
in vari campi (militare,
spaziale, ideologico,
psicologico, tecnologico,
sportivo) contribuendo almeno in
parte allo sviluppo ed
evoluzione della società stessa
con l'avvento della terza
rivoluzione industriale.
Il termine era stato usato già
nel 1945 da George Orwell che,
riflettendo sulla bomba atomica,
preconizzava uno scenario in cui
le due grandi potenze, non
potendo affrontarsi
direttamente, avrebbero finito
per dominare e opprimere tutti
gli altri. Nel 1947 fu ripreso
dal consigliere presidenziale
Bernard Baruch e dal giornalista
Walter Lippmann per descrivere
l'emergere delle tensioni tra
due alleati della seconda guerra
mondiale.
La fase più critica e
potenzialmente pericolosa della
guerra fredda fu quella compresa
fra gli anni cinquanta e
settanta. Già dai primi anni
ottanta i due blocchi avviarono
un graduale processo di
distensione e disarmo; tuttavia
la fine di questo periodo
storico viene convenzionalmente
fatta coincidere con la caduta
del Muro di Berlino (9 novembre
1989).