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27 Gennaio - che non diventi la

Giornata Mondiale del Revisionismo

di Carlo Anibaldi

 

Un altro sito su questo argomento

(http://www.carloanibaldi.com/tribute/) non era forse nelle necessità immediate della Grande Rete, infatti sono numerosi i siti web che documentano l'Olocausto. Le ragioni che nel 2000 mi impegnarono in questo lavoro di ricerca sono, almeno in parte, più personali. Il mio viaggio-pellegrinaggio ad Oswiecim (Auschwitz - Birkenau), Polonia, insieme a mia figlia allora tredicenne, ha lasciato un segno indelebile nella mia memoria e nel modo di sentire; il sangue ti ribolle pure se non sei di cultura e religione ebraica, vivaddio! A coloro che vanno dicendo "Uffa, ancora con questo Olocausto!" bisogna ricordare che le nuove generazioni si affacciano ogni giorno e nulla sanno se non glielo diciamo noi e allora ogni giorno è buono e anzi doveroso farne memoria. Il 27 gennaio, a lasciarli fare, diventerà presto la Giornata Mondiale dei Revisionisti se non ci opponiamo ogni giorno alla perdita della Memoria. Inoltre sappiamo che la storia tende a ripetersi solo se la dimentichiamo, nel senso di pensarla come cosa che riguardi gli storici, gli studenti ed i professori. Ciò che conta infatti sembra essere il presente, possibilmente il presente molto prossimo a noi e alla nostra quotidianità. Ma questo modo di vedere, che certo è anche il mio per gran parte delle mie giornate, porta con sé una minaccia, intendo dire che potrebbero poi essere altri a prendere per noi decisioni in grado di sconvolgere le nostre vite. Cosa del resto accaduta assai spesso in passato..... a volerlo ricordare, appunto.

 

 

Pensiamo per un momento ai milioni di uomini e donne che negli anni trenta erano affaccendati nella loro quotidianità, in ogni angolo d'Europa e oltreoceano: chi mai avrebbe potuto dire che c'era nell'aria qualcosa che li avrebbe presto convinti, loro malgrado, che la preparazione del matrimonio di una figlia, il nuovo lavoro da incominciare, la tesi di laurea da preparare, il raccolto buono di quest'anno, il nuovo parroco che arriva, il compleanno da festeggiare, la gita fuori porta, che tutto questo insomma sarebbe stato travolto dagli eventi e cancellato, perché le loro stesse vite e quelle dei loro cari sarebbero state in pericolo? E poi la miseria e la fame per molti dei sopravvissuti. Chi poteva immaginare tutto questo in un caldo pomeriggio di fine estate dell'ultimo degli anni trenta?

Tutto questo invece è accaduto, molto vicino a noi, una o due generazioni al massimo. Molti di noi sono cresciuti tra i racconti di tante vicende vissute. Storie troppo spesso strazianti, misere e luttuose. Eppure le nuove generazioni, i nostri figli e nipoti, per intenderci, non sembrano mostrare particolare interesse per tutto ciò, non più di quanto in genere ne nutrano per le campagne di Napoleone......... storie d'altri tempi.

Io sono certo che anche negli anni trenta non ci si occupasse troppo delle storie d'altri tempi e che la quotidianità fosse, per la maggioranza della gente, tutto quanto di cui fosse sensato occuparsi, proprio come accade oggi, particolarmente in tempi di elezioni come questi, dove tanta gente pensa che si stia facendo la Storia, ma la Storia si fa sempre altrove e la gente per lo più la subisce.

Tutto ciò a volte mi fa sentire, e mi fa immaginare molti dei nostri giovani, come quei buoi che vengono portati bendati al macello, in modo che non si mettano in ansia e non diano fastidio con escandescenze circa improbabili opzioni sul loro destino.

Ovviamente il contesto socio-politico, economico e culturale degli anni venti e trenta ha poco in comune con l'aria che respiriamo oggi, ma il solo cambiamento che ci potrebbe davvero mettere al sicuro dalla barbarie, purtroppo, non è ancora avvenuto, e attiene a qualche angolo della natura stessa dell'uomo, indipendentemente dal vestito che indossa e se comunica col telefono cellulare o col vecchio telegrafo. E' in quell'angolo che si annida la barbarie, intesa come intolleranza, disprezzo per il bene supremo della vita, razzismo, egoismo, cinismo e sopraffazione.

Per conforto all'affermazione di cui sopra, proviamo ora a fare una specie di gioco: immaginiamo, fra le persone che, direttamente o indirettamente, conosciamo (e magari diamo un'occhiata anche dentro noi stessi!) alcune da poter calare per un momento in una realtà (apparentemente) assai diversa da quella che ora sembra circondarci, in una realtà priva di garanzie, di diritti assoluti, di protezione, in una realtà dove i valori sono sovvertiti, dove Cristo è morto in croce per garantire i privilegi dei potenti della terra, ebbene in questa realtà avreste parecchie sorprese: schiere di mediocri, violenti, frustrati, ignoranti, sarebbero i nuovi mandarini di questa società dove da un giorno all'altro sui muri si potrebbe leggere, in manifesti autoritari, che i calabresi e i marchigiani sono gente ignobile che ci affama e per questo saranno privati dei loro diritti, poi della loro libertà personale ed infine deportati. In questa nuova società trovereste senza meno il vostro attuale capoufficio, sì, quello arrogante, raccomandato e inetto, con una divisa fiammante da farlo sembrare un dio, con funzioni superiori di coordinamento della deportazione dei calabresi...e dei marchigiani. Se vi sembra che sto esagerando con l'immaginazione, guardate poco o tanto indietro nella storia e vedrete che è già successo, tante volte.

Il sito The Great Crusade è dunque uno STRUMENTO DELLA MEMORIA E DELLA COSCIENZA, uno dei tanti, le cui pagine sono trovate dai motori di ricerca del web e visitate circa 20.000 volte ogni anno, a disposizione di coloro che vogliano per qualche momento togliersi quella benda citata più sopra dagli occhi e ricordare la Grande Crociata che fu combattuta, e che oggi ci permette di vivere serenamente della nostra quotidianità. Mi giungono spesso comunicazioni da insegnanti che ne hanno fatto uno strumento didattico per la ricchezza di dati.

Non un sito sulla persecuzione degli ebrei dunque, ma un sito di testimonianza della barbarie nazifascista, che certo non è la sola barbarie della Storia, ma qui di quella si vuole ora parlare, nel senso che il noto teorema "tutti barbari, dunque nessun barbaro" è qui giudicato infantilismo storico e/o qualunquismo. In altre sezioni in preparazione saranno trattate le barbarie staliniane, cambogiane, statunitensi, bosniache, inglesi e italiane ..., ma è da questa che ha segnato le vite dei nostri padri e madri che voglio cominciare, perchè il concetto cui bisogna avvicinare i giovani è troppo importante per rischiare di diluirlo con le "lontane" vicende di Pol Pot. Inoltre il concetto stesso di genocidio prende forma su un tavolo in questo più che in altri genocidi...prende forma in tempo di pace, con premeditazione e scientifica freddezza. Vedi a questo proposito la pagina che dà conto della Conferenza di Wannsee, un unico storico che fa la differenza e dipinge la Madre di tutti i genocidi.

Infine, ma non ultimo, altro buon motivo per diffondere questi strumenti della memoria storica è l'arrogante affacciarsi di uno strisciante revisionismo che vorrebbe riscrivere la Storia di quel periodo e ripresentarla come si fa coi panni sporchi: puliti e profumati dopo il bucato. La distruzione della politica operata in questo ultimo ventennio, insieme alla messa alla berlina degli ideali ha aperto le porte al relativismo etico come mai prima in Italia fino ad oggi. All'origine di questa operazione c'è fondamentalmente l'antisemitismo di sempre, con la "novità" che le infamie del nazismo hanno temporaneamente indebolito le argomentazioni degli antisemiti di mestiere e di quelli viscerali. Come potrebbe oggi un antisemita, dopo quanto è accaduto negli anni '40 del  secolo scorso, presentarsi alla Storia con qualche argomento? Soprattutto se nemmeno è palestinese di nascita? Si devono arrampicare sui numeri e sulle date, puntigliosamente con l'intento di dimostrare cose davvero piccine di fronte all'immane tragedia, vale a dire che le lobby ebraiche e sioniste in particolare avrebbero esagerato i fatti per non ben chiari motivi di tornaconto. Tutto questo era stato ampiamente previsto quando alla fine della guerra, con l'apertura dei campi, il ritrovamento delle fosse comuni che non fecero in tempo a bruciare coi lanciafiamme e i racconti dei sopravvissuti, fu chiaro che le dimensioni dello sterminio erano tali che solo chi pensava di governare il mondo per un millennio potesse concepire e che nel tempo la memoria collettiva avrebbe dimenticato e preso forma il revisionismo che stiamo vedendo. Gli Alleati cercarono metodi che in qualche modo avessero il carattere di testimonianza permanente di quanto stavano vedendo, ed escogitarono qualche metodo che servisse allo scopo di sbugiardare i revisionisti che sarebbero venuti...ad esempio fotografare montagne di occhiali dei deportati e conoscendo la percentuale di miopi nella popolazione, sarebbe stato difficile non quantificare come immane la tragedia e poi montagne di scarpe, di valigie...ma tutti questi stratagemmi sono poca cosa quando per fini oscuri i revisionisti sono al lavoro. E allora ecco che si devono sentire acrobatiche storie come, ad esempio, quella che vorrebbe che nei campi furono fatte delle porcherie, è vero, ma il gas no, quello fu pura invenzione dei bolscevichi.

Altri gentiluomini con belle cravatte e belle parole argomentano puntigliosamente nelle TV circa qualche milione di ebrei in più o in meno nei forni, come se questo fosse il centro della questione. Quand'anche dimostrassero che invece di 6 milioni gli ebrei uccisi o lasciati morire di fame e malattie nei campi, furono 5 milioni, questo è ininfluente, poichè i documenti dicono senza ombra di dubbio che la 'soluzione finale' prevedeva lo sterminio di 11 milioni di ebrei europei e che dunque l'obbiettivo non fu raggiunto solo perchè le sorti della guerra interruppero il lavoro.

 

Carlo Anibaldi

 

 

 

vedi anche:

 

27 GENNAIO - GIORNATA DELLA MEMORIA

 

27 GENNAIO - LA GIORNATA DELLA MEMORIA CORTA

 

 

 

27 Gennaio: La Giornata della Memoria Corta - di Carlo Anibaldi

 

Libro Auschwitz

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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