1974-1984
– Due Stragi, stesso
Movente. Come alle
Origini: il fascismo
Nacque come Terrorismo
(quello vero) a difesa
degli industriali contro
il Nascente movimento
operaio italiano. Lo
stragismo Fascista del
Secondo Novecento fu la
Risposta delle
organizzazioni delle
imprese… al protagonismo
di QUEL movimento che
determinò l’Art. 18 e lo
Statuto dei Lavoratori.
23 dicembre 1984
La
Strage del Rapido 904,
o
Strage di Natale,
è il nome attribuito ad
un attentato dinamitardo
avvenuto il
23 dicembre
1984 presso la
Grande Galleria
dell’Appennino, ai danni
del treno rapido n.904
proveniente da Napoli e
diretto a Milano.
L’attentato è
avvenuto nei pressi del
punto in cui poco più di
dieci anni prima era
avvenuta la
Strage dell’Italicus;
per le modalità
organizzative ed
esecutive, e per i
personaggi coinvolti, è
stato indicato dalla
Commissione Stragi come
l’inizio dell’epoca
della guerra di Mafia
dei primi anni novanta
del XX secolo.
L’attentato venne
compiuto domenica 23
dicembre 1984, nel fine
settimana precedente le
feste natalizie. Il
treno era pieno di
viaggiatori che
ritornavano a casa o
andavano in visita a
parenti per le
festività.
Il treno intorno alle
19.08 fu colpito da
un’esplosione
violentissima mentre
percorreva la
direttissima in
direzione nord, a circa
8 chilometri all’interno
del tunnel della Grande
Galleria dell’Appennino
(18 km), in località
Vernio, dove la ferrovia
procede diritta e la
velocità supera i 150
km/h. La detonazione fu
causata da una carica di
esplosivo
radiocomandata, posta su
una griglia portabagagli
del corridoio della 9ª
carrozza di II classe, a
centro convoglio:
l’ordigno era stato
collocato sul treno
durante la sosta alla
Stazione di Firenze
Santa Maria Novella.
Al contrario del caso
dell’Italicus, questa
volta gli attentatori
attesero che il veicolo
penetrasse nel tunnel,
per massimizzare
l’effetto della
detonazione: lo scoppio,
avvenuto a quasi metà
della galleria, provocò
un violento spostamento
d’aria che frantumò
tutti i finestrini e le
porte. L’esplosione
causò 15 morti e 267
feriti. In seguito, i
morti sarebbero saliti a
17 per le conseguenze
dei traumi.
Venne attivato il
freno di emergenza, e il
treno si fermò a circa 8
chilometri dall’ingresso
sud e 10 da quello nord.
I passeggeri erano
spaventati, e a questo
si affiancava il freddo
dell’inverno
appenninico. Il
controllore
Gian Claudio Bianconcini,
al suo ultimo viaggio in
servizio, chiamò i
soccorsi da un telefono
di servizio presente in
galleria e, sebbene
ferito, sopravvisse
all’esplosione.
Bianconcini, sebbene
anch’egli ferito da
alcune schegge nella
nuca, organizzò anche i
primi soccorsi con
l’aiuto di altri
passeggeri, nonostante
il freddo e il buio,
dato che i neon di
emergenza della
galleria, isolata
elettricamente, avevano
poca autonomia.
I soccorsi ebbero
difficoltà ad arrivare,
dato che l’esplosione
aveva danneggiato la
linea elettrica e parte
della tratta era
isolata, inoltre il fumo
dell’esplosione bloccava
l’accesso dall’ingresso
sud dove si erano
concentrati inizialmente
i soccorsi, per cui ci
impiegarono oltre un’ora
e mezza. I primi veicoli
di servizio arrivarono
tra le venti e trenta e
le ventuno: non sapevano
cosa fosse successo, non
avevano un contatto
radio con il veicolo
fermo e non disponevano
di un ponte radio con le
centrali operative
periferiche o quella di
Bologna. I soccorsi una
volta sul posto
parlarono di un
“fortissimo odore di
polvere da sparo”.
Venne impiegata una
locomotiva
diesel-elettrica,
guidata a vista nel
tunnel, che fu per prima
cosa usata per
agganciare le carrozze
di testa rimaste
intatte, su cui furono
caricati i feriti. Un
solo dottore era stato
assegnato alla
spedizione
http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_del_Rapido_904
elenco vittime
- Giovanbattista
Altobelli (51)
- Anna Maria
Brandi (26)
- Angela Calvanese
in De Simone (33)
- Anna De Simone
(9)
- Giovanni De
Simone (4)
- Nicola De Simone
(40)
- Susanna Cavalli
(22)
- Lucia Cerrato
(66)
- Pier Francesco
Leoni (23)
- Luisella
Matarazzo (25)
- Carmine Moccia
(30)
- Valeria
Moratello (22)
- Maria Luigia
Morini (45)
- Federica
Taglialatela (12)
- Abramo
Vastarella (29)
- Gioacchino
Taglialatela (50
successivamente)
- Giovanni Calabrò
(67 successivamente)
Vennero a galla
diverse linee di
collegamento tra Calò,
mafia, camorra
napoletana, gli ambienti
del terrorismo eversivo
neofascista, la
Loggia P2 e persino
con la
Banda della Magliana:
questi rapporti vennero
esplicitati da diversi
personaggi vicini a
questi ambienti, tra cui
Cristiano e
Valerio Fioravanti,
Massimo Carminati e
Walter Sordi
Federica dagli occhi
di mare
che lascia il suo porto
e ha voglia di andare.
Federica che come un
gabbiano
attraversa il suo mare
diretta a Milano;
prende un treno che è
pieno di gente
che si sposta per fare
Natale;
mille storie di cui non
sa niente
di gente già stanca che
scende e che sale.
Lei però coi suoi dodici
anni
sa che vuole andare a
vedere
come è fatta la neve
e perché può dal cielo
cadere.
Federica dagli occhi
di mare
Che vede stazioni veloci
passare;
suona a Roma una vecchia
zampogna
poi viene Firenze ,si va
per Bologna.
Come sale veloce quel
treno che si tuffa nelle
gallerie,
come fanno i delfini nei
giorni d’agosto
seguendo chissà quali
vie.
Ma di colpo è un mare di
fuoco,
la tempesta si schianta
d’intorno.
Il biglietto era solo
d’andata e non c’è
ritorno.
Federica dagli occhi
di mare,
su quella montagna ti
han fatto fermare;
hanno rotto le ali al
gabbiano
e tu non hai visto la
neve a Milano.