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Ricordare la nostra "impossibilità di essere normali" ed averne coscienza dovrebbe essere il primo passo per chi il cambiamento lo vuole davvero...poichè andare a votare in queste condizioni di incoscienza non cambia nulla da 66 anni.
Per le modalità organizzative ed esecutive, e per i personaggi coinvolti, la strage dell'Italicus e questa del rapido 904 sono state indicate dalla Commissione Stragi come l’inizio dell’epoca della guerra di Mafia dei primi anni novanta del XX secolo.
La cosiddetta 'trattativa' è dunque cosa non nuova nel '92, stessi metodi intimidatori e stragisti e stessi 'accordi' con lo Stato per ricordare che si doveva andare a braccetto su affari e anticomunismo sotto pena di altre stragi. Questo è un Paese in scacco dal '46 e il Messico ci fa un baffo. Ora ditemi cosa c'entra, per persone di pur media int...
elligenza, entusiasmarsi per le primarie di Renzi-Bersani o per il ritorno del Cavaliere o per le sorti di Grillo o Casini....sono tutti trastulli per incoscienti e ignoranti anche solo della Storia d'Italia.
Inoltre, per chi non lo sapesse, la mafia in Sicilia e in Italia era cosa di dimensioni 'paesane' fino al '45, quando gli USA, forse anche per restituirci il favore di avergliela esportata negli anni '20 e '30, ne hanno fatto un caposaldo per il contrasto al comunismo al modico prezzo di chiudere un occhio sui loro affari miliardari in particolare con lo Stato. Finiti i timori di un comunismo 'incipiente' era oramai troppo tardi per rimangiarsi i patti, poichè agli affari la mafia non rinuncia. Infatti da 60anni lo Stato fa una la lotta alla mafia di facciata e quando qualcuno l'ha voluta fare davvero (vedi dalla Chiesa, Borsellino ed altri) sono stati lasciati soli a farsi ammazzare. Non c'è un solo candidato premier che abbia messo in bandiera queste questioni, per conservare la pelle, certo, ma di mestieri ce ne sono tanti e se proprio vuoi 'governare'....allora metti nel conto che non può essere una passeggiata...in Italia no.
Dunque per molti di noi possono andare tutti a zappare questi signori che si candidano pur sapendo che semmai governeranno lo dovranno fare al netto di un centinaio di miliardi che ogni anno servono alla mafia, al netto di impegni NATO che costano miliardi in missioni e bombardieri e al netto dei miliardi che l'Europa vuole da noi a restituzione di debiti fatti per disporre di tutti quei miliardi annuali a tutti i mangiapane a tradimento detti sopra. Andranno a governare sapendo che rimarranno solo briciole e su queste briciole faranno una campagna elettorale truffaldina promettendo quello che sanno di non poter mantenere, poichè solo come limoni possono spremere quelli che ancora lavorano. I grassi stipendi dei parlamentari sono inamovibili poichè sono probabilmente il costo dell'omertà per chi è di passaggio nelle stanze dei bottoni...e comunque sono una goccia nel mare. (Carlo Anibaldi)

 

 

 

l'articolo qua sotto è tratto da contrappuntoblog.org



Strage del Rapido 904 o strage di Natale

1974-1984 – Due Stragi, stesso Movente. Come alle Origini: il fascismo Nacque come Terrorismo (quello vero) a difesa degli industriali contro il Nascente movimento operaio italiano. Lo stragismo Fascista del Secondo Novecento fu la Risposta delle organizzazioni delle imprese… al protagonismo di QUEL movimento che determinò l’Art. 18 e lo Statuto dei Lavoratori.

23 dicembre 1984

La Strage del Rapido 904, o Strage di Natale, è il nome attribuito ad un attentato dinamitardo avvenuto il 23 dicembre 1984 presso la Grande Galleria dell’Appennino, ai danni del treno rapido n.904 proveniente da Napoli e diretto a Milano.

L’attentato è avvenuto nei pressi del punto in cui poco più di dieci anni prima era avvenuta la Strage dell’Italicus; per le modalità organizzative ed esecutive, e per i personaggi coinvolti, è stato indicato dalla Commissione Stragi come l’inizio dell’epoca della guerra di Mafia dei primi anni novanta del XX secolo.

L’attentato venne compiuto domenica 23 dicembre 1984, nel fine settimana precedente le feste natalizie. Il treno era pieno di viaggiatori che ritornavano a casa o andavano in visita a parenti per le festività.

Il treno intorno alle 19.08 fu colpito da un’esplosione violentissima mentre percorreva la direttissima in direzione nord, a circa 8 chilometri all’interno del tunnel della Grande Galleria dell’Appennino (18 km), in località Vernio, dove la ferrovia procede diritta e la velocità supera i 150 km/h. La detonazione fu causata da una carica di esplosivo radiocomandata, posta su una griglia portabagagli del corridoio della 9ª carrozza di II classe, a centro convoglio: l’ordigno era stato collocato sul treno durante la sosta alla Stazione di Firenze Santa Maria Novella.

Al contrario del caso dell’Italicus, questa volta gli attentatori attesero che il veicolo penetrasse nel tunnel, per massimizzare l’effetto della detonazione: lo scoppio, avvenuto a quasi metà della galleria, provocò un violento spostamento d’aria che frantumò tutti i finestrini e le porte. L’esplosione causò 15 morti e 267 feriti. In seguito, i morti sarebbero saliti a 17 per le conseguenze dei traumi.

Venne attivato il freno di emergenza, e il treno si fermò a circa 8 chilometri dall’ingresso sud e 10 da quello nord. I passeggeri erano spaventati, e a questo si affiancava il freddo dell’inverno appenninico. Il controllore Gian Claudio Bianconcini, al suo ultimo viaggio in servizio, chiamò i soccorsi da un telefono di servizio presente in galleria e, sebbene ferito, sopravvisse all’esplosione.

Bianconcini, sebbene anch’egli ferito da alcune schegge nella nuca, organizzò anche i primi soccorsi con l’aiuto di altri passeggeri, nonostante il freddo e il buio, dato che i neon di emergenza della galleria, isolata elettricamente, avevano poca autonomia.

I soccorsi ebbero difficoltà ad arrivare, dato che l’esplosione aveva danneggiato la linea elettrica e parte della tratta era isolata, inoltre il fumo dell’esplosione bloccava l’accesso dall’ingresso sud dove si erano concentrati inizialmente i soccorsi, per cui ci impiegarono oltre un’ora e mezza. I primi veicoli di servizio arrivarono tra le venti e trenta e le ventuno: non sapevano cosa fosse successo, non avevano un contatto radio con il veicolo fermo e non disponevano di un ponte radio con le centrali operative periferiche o quella di Bologna. I soccorsi una volta sul posto parlarono di un “fortissimo odore di polvere da sparo”.

Venne impiegata una locomotiva diesel-elettrica, guidata a vista nel tunnel, che fu per prima cosa usata per agganciare le carrozze di testa rimaste intatte, su cui furono caricati i feriti. Un solo dottore era stato assegnato alla spedizione

http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_del_Rapido_904

elenco vittime

  • Giovanbattista Altobelli (51)
  • Anna Maria Brandi (26)
  • Angela Calvanese in De Simone (33)
  • Anna De Simone (9)
  • Giovanni De Simone (4)
  • Nicola De Simone (40)
  • Susanna Cavalli (22)
  • Lucia Cerrato (66)
  • Pier Francesco Leoni (23)
  • Luisella Matarazzo (25)
  • Carmine Moccia (30)
  • Valeria Moratello (22)
  • Maria Luigia Morini (45)
  • Federica Taglialatela (12)
  • Abramo Vastarella (29)
  • Gioacchino Taglialatela (50 successivamente)
  • Giovanni Calabrò (67 successivamente)

Vennero a galla diverse linee di collegamento tra Calò, mafia, camorra napoletana, gli ambienti del terrorismo eversivo neofascista, la Loggia P2 e persino con la Banda della Magliana: questi rapporti vennero esplicitati da diversi personaggi vicini a questi ambienti, tra cui Cristiano e Valerio Fioravanti, Massimo Carminati e Walter Sordi

Federica dagli occhi di mare
che lascia il suo porto
e ha voglia di andare.
Federica che come un gabbiano
attraversa il suo mare
diretta a Milano;
prende un treno che è pieno di gente
che si sposta per fare Natale;
mille storie di cui non sa niente
di gente già stanca che scende e che sale.
Lei però coi suoi dodici anni
sa che vuole andare a vedere
come è fatta la neve
e perché può dal cielo cadere.

Federica dagli occhi di mare
Che vede stazioni veloci passare;
suona a Roma una vecchia zampogna
poi viene Firenze ,si va per Bologna.
Come sale veloce quel treno che si tuffa nelle gallerie,
come fanno i delfini nei giorni d’agosto
seguendo chissà quali vie.
Ma di colpo è un mare di fuoco,
la tempesta si schianta d’intorno.
Il biglietto era solo d’andata e non c’è ritorno.

Federica dagli occhi di mare,
su quella montagna ti han fatto fermare;
hanno rotto le ali al gabbiano
e tu non hai visto la neve a Milano.

 




 

 

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