Con 153 voti a favore il
Parlamento greco ha
approvato poco dopo la
mezzanotte locale il
pacchetto di misure di
austerità considerato
dalla troika (Ue, Bce e
Fmi) indispensabile per
concedere alla Grecia
un'altra tranche di
aiuti da 31,5 miliardi
di euro e salvare il
Paese dal fallimento. Il
pacchetto di austerità,
di 13,5 miliardi, - come
previsto - è passato con
pochissimi voti al di
sopra della maggioranza
minima che è di 151 voti
sui 300 seggi del
Parlamento.
Il
pacchetto, (2013-2016),
abolisce tutti i bonus
extra per pensionati e
dipendenti statali,
introduce nuovi tagli
sino al 25% alle
pensioni e allo stesso
tempo riduce sino al 27%
i cosiddetti "stipendi
speciali" (polizia,
magistratura, forze
armate, personale medico
degli ospedali statali,
docenti universitari,
diplomatici) fino al
27%, mentre spiana la
strada per il
licenziamento di 2.000
statali e l'abolizione
della previdenza sociale
fornita dallo Stato che
sarà sostituita da
indennità collegate al
reddito.
Per
tutta la giornata di
ieri Atene è stata
attraversata da numerose
manifestazioni di
protesta. Alle cinque
del pomeriggio si è
radunato un corteo di
diverse decine di
migliaia di persone
sotto il Parlamento in
piazza Syntagma. La
polizia ha sparato
numerosi lacrimogeni ed
effettuato alcune
cariche. Diversi
cassonetti della
spazzatura sono stati
dati alle fiamme. Circa
cento le persone
arrestate e fermate.
Il
mondo del lavoro si è
comunque fermato per due
giorni. Lo sciopero
indetto dai due
principali sindacati,
Adedy e Gsee, ha
interrotto i servizi
della pubblica
amministrazione, i
trasporti pubblici,
dagli autobus ai
traghetti. Hanno
scioperato anche
tassisti, impiegati di
banca, avvocati,
insegnanti, personale
ospedaliero, farmacisti,
commercianti e altri
professionisti
partecipano in segno di
protesta contro il terzo
round di tagli alle
pensioni e agli
stipendi. Ad incrociare
le braccia sono stati
addirittura gli
impiegati del
Parlamento.
L’approvazione del
pacchetto, infatti, è
stata in forse fino
all’ultimo minuto. Il
nuovo pacchetto di
austerità e riforme sarà
un onere insopportabile
per i più poveri,
aumentando ulteriormente
disoccupazione,
recessione e quindi
miseria. Ed ora sotto
un'altro.