articolo suggerito da
Mauri E. Monti
La
guerra al Libano e la battaglia per il petrolio
Michel Chossudovsky, Global Research, 26 luglio 2006
Esiste una relazione tra il bombardamento del Libano
e l’inaugurazione del più grande oleodotto strategico del mondo, che
destinerà più di un milione di barili di petrolio al giorno ai mercati
occidentali? Virtualmente ignota, l’inaugurazione dell’oleodotto
Ceyhan-Tblisi-Baku (BTC), che collega il Mar Caspio al Mediterraneo
Orientale, ha avuto luogo il 13 luglio, fin dall’inizio dei
bombardamenti israeliani in Libano. Un giorno prima degli attacchi aerei
israeliani, i principali partner e azionisti del progetto BTC, tra cui
molti capi di Stato e dirigenti di compagnie petrolifere, erano presenti
nel porto di Ceyhan. Poi si precipitarono a un ricevimento inaugurale ad
Instanbul, patrocinato dal presidente turco Ahmet Necdet Sezer, nei
lussuosi dintorni del Palazzo Cyradan. Vi parteciparono l’Amministratore
Delegato della British Petroleum (BP), Lord Browne, insieme ad
alti funzionari governativi di Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele. La
BP guida il consorzio dell’oleodotto BTC. Altri principali azionisti
occidentali sono Chevron, Conoco-Phillips, la francese
Total e l’italiana ENI. Il ministro dell’energia e delle
infrastrutture di Israele, Binyamin Ben-Eliezer era presente assieme ad
una delegazione di alti funzionari israeliani del settore petrolifero.

L’oleodotto BTC elude del tutto il territorio della
Federazione Russa. Transita attraverso le repubbliche ex-sovietiche
dell’Azerbaijan e della Georgia, che sono entrambe diventate
‘protettorati’ degli Stati Uniti, ben integrate in un’alleanza militare
con gli Stati Uniti e la NATO. Inoltre, sia l’Azerbaigian che la Georgia
hanno accordi di cooperazione militare di lunga data con Israele.
Israele ha una quota dei campi petroliferi azeri, dai quali importa
circa il venti per cento del suo petrolio. L’apertura del gasdotto
aumenterà in modo sostanziale le importazioni petrolifere israeliane dal
bacino del Mar Caspio. Ma c’è un’altra dimensione che si correla
direttamente alla guerra in Libano. Considerando che la Russia è stata
indebolita, Israele è destinato a giocare un ruolo strategico importante
nel ‘proteggere’ i corridoi di Ceyhan e la pipeline del Mediterraneo
orientale.
La militarizzazione del Mediterraneo
Orientale
Il bombardamento del Libano è parte di un piano militare attentamente
pianificato e coordinato. L’estensione della guerra alla Siria e
all’Iran è già stata contemplata dai pianificatori militari degli Stati
Uniti e di Israele. Questa più ampia agenda militare è intimamente
legata alla strategia sul petrolio e gli oleodotti. È sostenuta dai
giganti petroliferi occidentali che controllano i corridoi petroliferi.
Nel contesto della guerra in Libano, Israele cerca il controllo
territoriale delle litoraneo del Mediterraneo orientale. In questo
contesto, l’oleodotto BTC, controllato dalla British Petroleum,
ha cambiato drammaticamente la geopolitica del Mediterraneo orientale,
che adesso è collegata, mediante un corridoio energetico, al bacino del
Mar Caspio: “[L'oleodotto BTC] cambia considerevolmente lo status
dei paesi della regione e cementa una nuova alleanza pro-occidente.
Avendo collegato l’oleodotto al Mediterraneo, Washington ha praticamente
creato un nuovo blocco con Azerbaijan, Georgia, Turchia e Israele“.
(Komersant, Mosca, 14 luglio 2006) Israele fa ora parte
dell’asse militare anglo-statunitense, che serve gli interessi dei
giganti petroliferi occidentali in Medio Oriente e Asia Centrale. Mentre
i rapporti ufficiali dichiarano che l’oleodotto BTC “porterà
petrolio ai mercati occidentali“, quello che non viene riconosciuto
è che parte del petrolio del Mar Caspio sarà direttamente incanalato
verso Israele. A questo proposito, il progetto di oleodotto sottomarino
israelo-turco è previsto che colleghi Ceyhan al porto israeliano di
Ashkelon e da lì, attraverso le pipeline principali d’Israele, al Mar
Rosso.
L’obiettivo di Israele non è solo acquisire petrolio dal Mar Caspio per
il proprio consumo interno, ma anche svolgere un ruolo chiave nella
riesportazione del petrolio del Caspio verso i mercati asiatici,
attraverso il porto di Eilat sul Mar Rosso. Le implicazioni strategiche
di questo re-instradamento del petrolio dal Mar Caspio, sono di vasta
portata. Così è previsto il collegamento dell’oleodotto BTC alla
pipeline Trans-Israele Eilat-Ashkelon, anche noto come Tipline
d’Israele, da Ceyhan al porto israeliano di Ashkelon. Nell’aprile 2006,
Israele e Turchia annunciarono piani per quattro oleodotti sottomarini
che ignorano il territorio siriano e libanese. “La Turchia e Israele
stanno negoziando la costruzione di un progetto multi-milionario per il
trasporto di acqua, elettricità, gas naturale e petrolio mediante degli
oleodotti per Israele, con il petrolio da inviare da Israele verso
l’Estremo Oriente. La nuova proposta israelo-turca in discussione,
vedrebbe il trasferimento di acqua, elettricità, gas naturale e petrolio
ad Israele mediante quattro oleodotti sottomarini”.
JPost
“Il petrolio di Baku può essere trasportato ad Ashkelon attraverso
questo nuovo oleodotto, e da lì all’India e all’Estremo Oriente.
[Attraverso il Mar Rosso]. Ceyhan e il porto mediterraneo di Ashkelon
sono situati a soli 400 km di distanza. Il petrolio può essere
trasportato in città con petroliere o mediante una pipeline
appositamente costruita sott’acqua. Da Ashkelon, il petrolio può essere
pompato attraverso oleodotto già esistente verso il porto di Eilat sul
Mar Rosso, e da lì può essere trasportato in India e in altri paesi
asiatici, su navi petroliere”. (REGNUM)
Acqua per Israele
Parte di questo progetto è una condotta per l’acqua diretta a Israele,
pompata dalle riserve del sistema fluviale a monte del Tigri e
dell’Eufrate, in Anatolia. Questo è da tempo un obiettivo strategico di
Israele a detrimento della Siria e dell’Iraq. L’agenda di Israele
riguardo l’acqua è sostenuta dall’accordo di cooperazione militare tra
Tel Aviv e Ankara.
Il reindirizzo strategico del petrolio
dell’Asia centrale
Il reindirizzo del petrolio dell’Asia centrale e del gas verso il
Mediterraneo Orientale (sotto la protezione militare israeliana) per
riesportarlo verso l’Asia, serve a minare il mercato dell’energia
inter-asiatico, che si basa sullo sviluppo dei corridoi petroliferi che
collegano l’Asia centrale e la Russia all’Asia del Sud, alla Cina e
all’Estremo Oriente. In definitiva, questo progetto ha lo scopo di
indebolire il ruolo della Russia in Asia Centrale e di escludere la Cina
dalle risorse petrolifere dell’Asia centrale. È inoltre destinato a
isolare l’Iran. Nel frattempo, Israele è emerso come nuovo e potente
giocatore nel mercato globale dell’energia.
La presenza militare della Russia in Medio
Oriente
Nel frattempo, Mosca ha risposto al progetto di USA-Israele-Turchia per
militarizzare il litoraneo del Mediterraneo Orientale con l’intenzione
di stabilire una base navale russa nel porto siriano di Tartus: “Fonti
del ministero della difesa ricordano che una base navale a Tartus
permetterà alla Russia di consolidare le proprie posizioni in Medio
Oriente e garantire la sicurezza della Siria. Mosca intende dispiegare
un sistema di difesa aereo attorno alla base, per fornire copertura
aerea alla stessa base e a una parte consistente del territorio siriano.
(I sistemi S-300PMU-2 Favorit non saranno consegnati ai siriani, ma
saranno gestiti da personale russo.)” (Kommersant, 2
giugno 2006) Tartus è strategicamente situata a 30 km dal confine con il
Libano. Inoltre, Mosca e Damasco hanno raggiunto un accordo per la
modernizzazione delle difese aeree siriane così come un programma di
sostegno alle forze terrestri, per la modernizzazione dei caccia MiG-29
e dei sottomarini. (Kommersant, 2 giugno 2006). Nel contesto di
una escalation a un conflitto, questi sviluppi hanno implicazioni di
vasta portata.
Guerra e oleodotti
Prima del bombardamento del Libano, Israele e Turchia avevano annunciato
degli oleodotti sottomarini che evitavano la Siria e il Libano. Questi
oleodotti sottomarini non violano apertamente la sovranità territoriale
del Libano e della Siria. D’altra parte, lo sviluppo di corridoi
terrestri alternativi (per il petrolio e l’acqua) attraverso il Libano e
la Siria richiederebbe il controllo territoriale israelo-turco delle
coste del Mediterraneo orientale di Libano e Siria. L’implementazione di
un corridoio terrestre, in contrasto con il progetto di gasdotto
sottomarino, richiede la militarizzazione del litoraneo del Mediterraneo
orientale, che si estende dal porto di Ceyhan e, attraverso Siria e
Libano, arriva al confine israelo-libanese. Non è forse questo uno degli
obiettivi occulti della guerra in Libano? Aprire uno spazio che permetta
ad Israele di controllare un vasto territorio che si estende dal confine
libanese alla Turchia attraverso la Siria.
Vale la pena notare che l’Accademia militare degli Stati Uniti aveva
previsto la formazione di un “Grande Libano” che si estenda lungo la
costa tra Israele e la Turchia. In questo scenario, tutta la costa
siriana sarà collegata ad un protettorato israelo-anglo-statunitense. Il
primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che l’offensiva
israeliana contro il Libano “durerà molto tempo“. Nel
frattempo, gli Stati Uniti hanno accelerato l’invio di armi a Israele.
Vi sono obbiettivi strategici sottesi alla “Lunga Guerra”, collegati al
petrolio e agli oleodotti. La campagna aerea contro il Libano è
inestricabilmente legata agli obiettivi strategici israelo-statunitensi
sul Medio Oriente, compresi Siria e Iran. Recentemente, la Segretaria di
Stato Condoleeza Rice ha dichiarato che lo scopo principale della sua
missione in Medio Oriente non è cercare un cessate il fuoco in Libano,
ma piuttosto isolare la Siria e l’Iran. (Daily Telegraph, 22
luglio 2006). In questo particolare momento, il rifornimento di scorte a
Israele di armi di distruzione di massa degli Stati Uniti, punta ad
un’escalation della guerra sia entro che oltre i confini del Libano.
Michel Chossudovsky è l’autore
del best seller internazionale “The Globalization of Poverty”,
pubblicato in undici lingue. E’ Professore di Economia presso
l’Università di Ottawa e Direttore del
Centro per la
Ricerca sulla Globalizzazione. È anche collaboratore
dell’Enciclopedia Britannica. Il suo libro più recente è intitolato: La
“guerra al terrorismo” dell’America, Global Research, 2005.
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