Alla vigilia dell’ennesimo vertice a Bruxelles, il capo dell’Eliseo François Hollande, ha rilasciato un’intervista esclusiva a sei giornali europei: El Pais, Le Monde, Suddeutsche Zeitung, The Guardian, La Stampa e Gazeta Wyborcza. Per il presidente francese “il peggio, cioè il timore dell’esplosione della zona euro, è passato” tuttavia ha ribadito che “senza crescita il rigore non serve” e che “il rigore non è una fatalità“. A fare la predica sarebbe proprio lui che poche settimane fa ha imposto al popolo francese un piano di austerità senza precedenti con tagli alla spesa pubblica e un aumento delle imposte per 33 miliardi di euro.
Hollande si è infine allineato alla posizione del cancelliere tedesco Angela Merkel auspicando la necessità di ideare un’Europa unita attraverso attraverso un’unione fiscale e successivamente un’unione politica a “più velocità“, o meglio, “diversi cerchi che possono chiamarsi avanguardia, Stati precursori o nocciolo duro”. Per il presidente francese la soluzione finale della crisi risulterebbe di fatto essere una sola: la cessione definiva della sovranità nazionale ai burocrati di Bruxelles e di Francoforte. Ma lasciando la Francia nella corsia privilegiata.
Sciovinismo au caviar
di Sebastiano Caputo